James aveva promesso alla 'Lakers Nation' di riportare a Los Angeles il titolo per "perpetuare l'eredità" di Kobe ed è stato di parola. Ora anche lui ha un posto nel cuore dei tifosi. LeBron sapeva che le sue precedenti vittorie con la maglia di Miami (2012, 2013) e Cleveland (2016) non contavano, così come non sarebbero bastate le lacrime versate ricordando 'Black Mamba', amico e compagno. Designato MVP della finale, il "Re" ha davvero regnato sull'incontro, come testimonia la sua tripla doppia (28 punti, 14 rimbalzi e 10 assist). Ben spalleggiato da Anthony Davis (19 punti, 15 rimbalzi, 2 muri).
Dietro questo duo esplosivo, tutta la squadra si è mossa all'unisono nella stagione, sapientemente guidata dall'allenatore Frank Vogel. E anche le seconde linee sono state all'altezza, come Rajon Rondo, un vero fattore X con i suoi 19 punti (8/11 ) dalla panchina e Kentavious Caldwell-Pope (17 punti). Un muro troppo alto sa scalare per gli Heat, comunque avversari non facili in finale, per loro la sesta in 15 anni (tre vinte: 2006, 2012, 2013). Il punteggio pesante incassato nella sesta partita non rende merito a quanto siano stati degni rivali dei Lakers. Limitato Butler (12 punti e 8 assist), Bam Adebayo è stato il più letale in attacco (25 punti, 10 rimbalzi). Ma era destino che il 2020 fosse l'anno dei Lakers. Iniziato in tragedia, è finito con un trionfo. Al termine di una stagione unica per l'NBA, così come per tutto lo sport mondiale.
La più lunga della sua storia, anche la più caotica, dopo quattro mesi e mezzo di interruzione per il coronavirus ed il coinvolgimento nella lotta contro l'ingiustizia razziale, riesplosa con l'uccisione dell'afroamericano George Floyd da parte di un poliziotto bianco, a Minneapolis. Nella 'bolla' di Disney World, nelle partite a porte chiuse, è mancato l'entusiasmo del pubblico. Ma per i Lakers l'anello dell'anno 2020 brillerà comunque nel ricordo di Kobe Bryant e grazie alla stella di LeBron James.
Fonte ANSA
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